La Lombardia punta a diventare la prima Regione europea che ridurrA� il divario esistente tra le zone coperte da collegamenti veloci e non: ridurrA� dunque il digital-divide, cioA? la fascia di esclusione dai servizi telematici.
Questi gli intenti e le dichiarazioni politiche.
Ma prima di procedere nell’articolo – senza alcuna polemica – ci permettiamo di ricordare che probabilmente la prima regione europea a ridurre se non azzerare il Digital Devide sarA� l’Irlanda del nord, come annunciato oltre un anno fa dal Ministro inglese all’Industria Ian Pearson. E non la regione Lombardia. Sicuramente lo sarA� a livello italiano.
L’obiettivo A? dunque quello di raggiungere – entro tre anni – con la banda larga altri 700.000 cittadini e a 50.000 imprese che ancora ne sono esclusi, coprendo cosA� il 95% della Lombardia contro l’85% attuale. Nelle aree restanti si utilizzeranno altre tecnologie, soprattutto satellitari.
Questo dovrebbe essere realizzato grazie all’intesa sottoscritta dal presidente della Regione, Formigoni, e dai 5 gestori delle telecomunicazioni (Albacom, Colt, Fastweb, Telecom Italia, Wind).
Il contributo messo sul piatto dalla Regione per stimolare la “voglia” dei gestori A? di 200 milioni di euro. Serviranno per quegli investimenti necessari per lo sviluppo delle reti attraverso connessione in fibra ottica alle centrali che ancora ne sono prive.
Visto che comunque nessuno dei gestori avrebbe mai coperto quelle zone che, sulla bilancia costi-benefici, in quanto non remunerativi, A? dunque intervenuto lo stato.
Le aree coinvolte e che attualmente soffrono maggiormente del digital-divide nella regione Lombardia, sono quelle prettamente montane o comunque molto lontane dai grossi backbone delle telecomunicazioni.
Esse si trovano principalmente nelle province di Bergamo, Brescia, Pavia, ma anche Mantova e Cremona.
E’ indubbio il nuovo modus operandi, dove l’istituzione pubblica coinvolge i soggetti del mercato e li supporta nel raggiungimento di un obiettivo che il mercato da solo non avrebbe potuto conseguire.